Gli eventi recenti di cronaca nazionale ed internazionale confermano l’importanza di adottare processi in grado di accertare i rischi reputazionali, di esposizione al riciclaggio e alla criminalità finanziaria, relativi alle aziende estere.
Un caso recente coinvolge un imprenditore russo, bloccato all’aeroporto di Milano Malpensa in seguito alla segnalazione della Giustizia americana.
La vicenda avvenuta nel 2022 e la cooperazione internazionale.
A ottobre 2022 un manager russo è stato fermato all’aeroporto di Milano Malpensa a seguito di una segnalazione della Giustizia americana. Secondo quest’ultima il dirigente coordinava una rete globale di Imprese che aveva come obiettivo l’evasione delle sanzioni imposte alla Russia. Per farlo questo sistema coinvolgeva diverse entità giuridiche operanti in diversi Paesi nel mondo, dal Venezuela alla Germania.
Secondo l’Fbi questo manager russo avrebbe “consapevolmente cercato di nascondere il furto di tecnologia militare statunitense e di trarre profitto dal mercato nero del petrolio“. In particolare, il dirigente sarebbe stato a capo di diverse società russe a Krasnoyarsk, tra cui una di queste controllata da un conglomerato petrolifero statale russo.
L’attuazione di questo schema ha portato a 12 capi di imputazione per cinque cittadini russi da parte del tribunale federale di Brooklyn, New York. Inclusi anche gli intermediari che hanno stipulato dei contratti petroliferi illeciti in Venezuela, alcuni dei quali hanno anche società con sede in Italia.
Tecnologia e petrolio nel mirino.
Il meccanismo di riciclaggio segnalato dalla Sicurezza americana era piuttosto complesso e ha interessato nel tempo diversi Paesi, tra cui l’Italia.
L’amministratore delegato russo infatti era il dirigente di una società tedesca incaricata del commercio di attrezzature industriali e materie prime.
Questa realtà è definita come una “Gesellschaft mit beschränkter Haftung” o GmbH, cioè una società a responsabilità limitata. Questo tipo di persona giuridica, introdotta nel 1892, è piuttosto comune in Germania, in Austria e in Svizzera.
La denominazione viene utilizzata anche in Provincia di Bolzano, soprattutto nei documenti ufficiali in tedesco.
GmbH sta quindi a indicare la società a responsabilità limitata (cioè S.r.l. o Srl nel diritto italiano).
La società oggetto di cronaca aveva sede ad Amburgo, quindi la pur virtuosa Germania è stato uno dei Paesi dai quali ha operato la regia di questo sistema di evasione delle sazioni e di riciclaggio.
Attraverso una società di facciata, due dei dirigenti coinvolti nel meccanismo di riciclaggio si procuravano in realtà tecnologie militari sensibili e dual-use da aziende produttrici statunitensi. Tra questi prodotti acquistati c’erano: semiconduttori e microprocessori avanzati usati negli aerei da guerra, sistemi missilistici, radar, satelliti, munizioni intelligenti e altre applicazioni militari spaziali.
Questi componenti e articoli da guerra venivano poi spediti a clienti russi, tra cui diverse realtà imprenditoriali già sanzionate. Queste ultime servivano infine il settore della difesa russo.
Di conseguenza, grazie alle società di facciata che gestiva questo meccanismo complesso, la Russia avrebbe ottenuto merci da usare nella guerra in Ucraina. Infatti proprio nei campi di battaglia di quest’ultima sono stati sequestrati diversi componenti elettronici probabilmente ottenuti attraverso questo schema di riciclaggio del denaro.
In un comunicato del Dipartimento del Tesoro si legge questo commento: “Le indicazioni di oggi evidenziano i continui sforzi del governo statunitense per ostacolare la capacità della Russia di condurre la sua guerra di aggressione in Ucraina, anche ritenendo responsabili coloro che sostengono le forze armate russe, interrompendo le sue reti di approvvigionamento illecito di tecnologia e difesa in tutto il mondo”.
Il sistema di riciclaggio del denaro sporco non finisce qui. La società tedesca di facciata è stata utilizzata anche come copertura per contrabbandare centinaia di milioni di barili di petrolio dal Venezuela, verso acquirenti russi e cinesi. Tra questi ultimi c’era anche un’impresa russa di alluminio già sanzionata, nonché uno dei più grandi conglomerati petroliferi, di gas e petrolchimici con sede a Pechino.
I valori in gioco ammontano al momento a milioni di dollari, transitati tramite un complesso gruppo di società di comodo e a dei conti bancari.
Cosa dimostra questo caso internazionale.
Questo caso internazionale, che coinvolge più Paesi in tutto il mondo, mostra ancora una volta l’importanza dei processi di screening KYC, reputazionale e di compliance, per le aziende con cui si coopera, in particolare quelle estere, specie se situate in giurisdizioni non collaborative.
Stante la tipologia di entità giuridiche che hanno condotto questi illeciti emerge l’opportunità, per tutti i soggetti che operano in mercati regolamentati o esposti all’infiltrazione, di ridurre i rischi di frode, credito e reputazione grazie a una miglior interpretazione dei segnali in grado di configurare un rischio elevato.
L’analisi che possiamo fare di questo caso segnala l’importanza di alcuni indicatori di rischio derivanti da:
- le dichiarazioni rilasciate, o mancanti, presso il Registro nazionale di Titolarità Effettiva;
- la disponibilità e l’aggiornamento delle informazioni finanziarie;
- il rischio geografico dell’impresa e degli esponenti;
- i collegamenti con altre entità a rischio.
L’importanza del Registro di Titolarità Effettiva in questo panorama.
Il primo aspetto da considerare negli avvenimenti che hanno interessato queste società è l’importanza di verificare correttamente i Registri di Titolarità Effettiva nazionale ed internazionale. Questo strumento rappresenta un presidio fondamentale in grado di segnalare rapidamente la trasparenza della struttura delle imprese esaminate.
Difatti la società con sede ad Amburgo in Germania non ha mai dichiarato il proprio titolare effettivo nel Registro Nazionale Tedesco, nonostante fosse tenuta stante l’articolo 18 e 21 dell’AML Act emanato dal BaFin (cioè l’Autorità Federale di Vigilanza Finanziaria).
Un controllo sul Registro di Titolarità Effettiva avrebbe evidenziato una lacuna evidente, a maggior ragione immotivata stante l’azionariato della struttura che vede due azionisti “persone fisiche” entrambi al 50%.
Le conseguenze di un mancato accesso alle informazioni finanziarie.
Nel caso in questione, anche l’assenza dei dati finanziari e delle dichiarazioni camerali obbligatorie rappresentano infatti un segnale importante, in quanto non permette di analizzare l’andamento della società e le sue attività.
In particolare la società principale usata come facciata non pubblicava il proprio bilancio già dal 2018. Tuttavia è sempre risultata operativa. La mancanza di questi dati finanziari perciò ha fatto sorgere diversi dubbi e sospetti, in seguito confermati.
Il rischio derivante da indicatori geografici, nella situazione geopolitica mondiale.
Il nome dei titolari presenti nella visura camerale suggeriva palesemente le loro origini russe.
La nazionalità dei titolari di un’impresa si sta dimostrando un indicatore importante in particolare in questo momento storico, apparentemente banale ma sicuramente efficace.
Il rischio associato ai legami familiari e d’affari.
Allo stesso tempo le informazioni disponibili sul titolare, in questo caso sul dirigente russo, avrebbero potuto fornire un indizio per far emergere l’esposizione politica del soggetto in virtù dei suoi legami familiari.
La semplice ricerca su fonti aperte avrebbe rilevato che uno dei titolari è in effetti figlio del governatore di una regione (in russo “Kraj”) Russa, ruolo che stante l’assetto federalista del Paese configura ancor più il rischio di esposizione alla corruzione.
Inoltre grazie alle evidenze disponibili per l’impresa tedesca, sarebbe stato agevole verificare la presenza del dirigente di quest’ultima, all’interno di un’altra Impresa russa attiva nella estrazione di materiali inerti
Ridurre il rischio grazie alla corretta valutazione degli indici specifici.
La vicenda assume un’importanza più ampia considerando la crisi del mercato energetico e le connesse opportunità per coloro che traggono vantaggio dalla situazione attuando triangolazioni mirate ad aggirare le sanzioni.
Per gli operatori finanziari e professionali contrastare il riciclaggio e prevenire i rapporti con soggetti sanzionati è una esigenza impellente.
Tuttavia senza la capacità di individuare e valutare i corretti indici di rischio, questo lavoro è molto più complesso e un esempio è proprio il caso della società esaminata, che ha operato per anni col fine di acquistare beni con applicazioni militari, aggirando le sanzioni dell’Unione Europea e degli Usa.
Per questo motivo in Cheope abbiamo perfezionato dei sistemi dedicati, come ARP – AML RISK PROFILER.
La struttura del servizio permette di reperire ed esaminare informazioni strategiche per governare il rischio di esposizione al riciclaggio. Da ogni informazione reperita, spesso comune e talvolta già disponibile ai soggetti indicati, è possibile trarre indicazioni importanti circa le opportunità e i rischi insiti nel rapporto con persone fisiche e giuridiche, italiane o estere.