Sale l’attesa delle imprese per ottenere l’erogazione dei prestiti e ripartire dopo la chiusura (c.d lockdown).
Gli impianti in questo momento sono fermi e c’è la necessità di tornare alla produzione in tempi brevi, sia per evadere gli ordini già acquisiti, che soprattutto per non perdere quote di mercato.
Partiamo da un presupposto: i rubinetti della liquidità governativa purtroppo non si apriranno subito e rischiano di lasciare a secco le imprese che hanno nella liquidità l’esigenza primaria da soddisfare una volta finito il lockdown.
L’ETERNO OSTACOLO DELLA BUROCRAZIA
“Esiste il rischio concreto che il flusso di risorse sia rallentato dalla burocrazia italiana e che le strutture di legacy delle banche possano rappresentare un ulteriore freno”, ha dichiarato Sergio Zocchi, CEO di October, piattaforma on-line di finanziamento alle imprese leader, a Milano Finanza del 9 aprile.
Analizziamo le due tipologie di rischio che dovranno affrontare le imprese nella Fase 2 della ripartenza, in un contesto socio-economico radicalmente mutato rispetto al mese di Febbraio.
1. IL RISCHIO DELLA PERDITA DEL FATTURATO
La prima tipologia di rischio è quella rappresentata dalla perdita del fatturato, conseguente alla sospensione delle attività produttive imposta per decreto alle imprese , o causata dal mancato approvvigionamento di semilavorati e componenti dai fornitori.
Si aggiunga che un’altra quota di fatturato viene attesa a causa del calo di domanda globale di beni finali e per il ritardo con cui tale crescita si trasferisce lungo le filiere di fornitura. (Sole 24Ore del 1 Aprile , Così le nostre PMI potranno ripartire bene, Crapelli e Rossi).
Il fabbisogno di liquidità rischia di non essere sufficientemente soddisfatto sia in termini quantitativi che di tempistica a causa dei troppi lacci burocratici che ne frenano l’erogazione.
2. IL RISCHIO DELL’USCITA DALLE FILIERE DI FORNITURA
Il secondo rischio è quello di uscire dalla filiere della fornitura. Questo rischio viene innescato perché le limitazioni operative potrebbero essere prolungate nel tempo, anche dopo la fine del lockdown. Il rischio in questo caso è che se i Clienti esteri dovessero riavviare le attività produttive prima delle aziende fornitrici italiane, si troveranno nella necessità di rivolgersi ad altri fornitori nell'ottica di sostituire i partner italiani.
Chi può oggi dirsi sicuro di informazioni commerciali che si fondano su dati antecedenti il mese di Febbraio 2020?
In questo scenario le informazioni commerciali elaborate sulla base di un bilancio del 2018 o del 2019 relativi ad un periodo antecedente l’emergenza Covid19 rischiano fortemente di non essere affidabili, rappresentando un quadro d’impresa che il Covid19 rischia di avere modificato in maniera radicale, rendendolo pericolosamente sfuocato.
I credit manager non potranno affidarsi solo ed esclusivamente agli aiuti governativi per preservare la liquidità di cassa e salvaguardare la continuità aziendale, ma saranno chiamati a compiere alcune scelte decisive sulla gestione del credito e sulla salvaguardia della supply-chain.
In questo contesto sorgono naturali alcune domande:
1) Qual è la stabilità finanziaria dei miei clienti dopo la crisi da Covid19 ?
2) Riusciranno i miei clienti a far fronte alle scadenze?
3) I miei fornitori, sono in grado di assicurare la continuità delle forniture?
4) Quali sono le prospettive future per clienti e fornitori?
ReAction, linea di servizio creata appositamente, risponde a queste domande, fornendo tutti gli strumenti per valutare in tempo reale l’impatto che l’emergenza innescata dal Covid19 ha avuto sui clienti e fornitori.